I robot hanno conquistato il mio giardino (e io m'inchino ai nuovi padroni meccanici)
Se un paio di algoritmi possono irrigare e tagliare l'erba chi sono io per sudare in mezzo al verde?
“Vai a toccare l’erba” (Go touch grass) è l’espressione che si usa per prendere in giro chi è perennemente connesso e passa la vita davanti al computer. Ecco, io non ho più intenzione di farlo. Non lo stare davanti al computer: se dovessi fare una disintossicazione digitale dovrei anche cambiare lavoro. Intendo che non ho più voglia di toccare l’erba — almeno per tagliarla.
Già dall’anno scorso ho iniziato a testare un po’ di robot tagliaerba e ho capito che il tipo di tecnologia da cui non si torna indietro. Pensi sia inutile, che costa troppo. Poi la provi una volta e capisci che quella mezz’ora alla settimana che ti risparmia vale più di qualsiasi prezzo riescano a scucirti. Un po’ come i robot aspirapolvere: forse potrei rinunciare alle funzionalità più avanzate, ma non ad averlo del tutto.
I robot aspirapolvere e quelli tagliaerba hanno molto in comune, dalla navigazione basata su telecamere e sensori fino all’AI per la mappatura e le programmazioni. Ed è per questo che spesso li producono le stesse aziende (anche se ci sono eccellenti sorprese, come Segway che di solito fa monopattini).
Ma c’è una differenza psicologica: se le pulizie di casa sono viste soltanto come una fatica, la cura del giardino spesso ha un’aura idilliaca attorno a sé. E rinunciare a prendersi cura dell’erba di casa sembra una una rinuncia al nostro rapporto con la natura. Io, invece, credo che non sia così: la tecnologia può farci apprezzare di più il verde, se la usiamo nel modo giusto.
La natura, sotto controllo
Anzitutto, dire che in giardino possiamo toccare la natura con mano non è la verità. Le aiuole ordinate e il prato inglese non sono naturali. Così come non lo sono i campi di grano o i parchi nelle grandi città, oppure i sentieri montani e le coste ben ordinate. Tutte queste aree sono antropomorfizzate, come d’altronde lo è l’80% delle terre emerse. Sono zone che di naturale hanno ben poco: le abbiamo fatte noi, a misura d’uomo e di donna. So che sembra di fare il puntiglioso, ma come raccontavo in un’altra newsletter qui su Substack, il fatto che anche gli ambienti che consideriamo verdi e incontaminati in realtà abbiano tracce delle nostra presenza è uno dei traumi più enormi subiti dall’ecosistema Terra.
Ma eviterò di parlare di cambiamento climatico e simili (sperando che tu sia super informato al riguardo). L’importante è ricordarci che il giardino è di per sé più umano che naturale. È la natura fatta per noi, tenendo dentro solo quello che mi piace. Quelle che chiamiamo “erbacce” non sono cattive, semplicemente non ci piace vederle in mezzo ai nostri fiori preferiti.
Tempo di qualità con il nostro prato
Vero è, però, che non dover tagliare l’erba perché lo fa un robot al posto nostro riduce il tempo che passiamo immersi nel verde. O è davvero così? Quante volte, dopo aver sudato sotto il sole per falciare l’erba, ci siamo seduti a goderci il lavoro ben fatto in giardino? Io di solito corro a portata di condizionatore e provo a reintegrare i liquidi persi, maledicendo la scelta di vivere al pian terreno.
Se è vero che l’irrigazione automatica (magari con l’igrometro per misurare l’umidità esterna) e la falciatura con robot ci tolgono del tempo in giardino, non tolgono tempo di qualità. Rimuovono una parte ripetitiva e poco divertente del prendersi cura del verde: chi ha il pollice di smeraldo può investire quelle ore risparmiate nella potatura di fino delle piante o nell’estirpare le infestanti. O, meglio ancora, possiamo metterci all’ombra di un albero o di una siepe a leggere un buon libro — e goderci davvero questa “natura su misura” che curiamo con la tecnologia.
La tecnologia per tenere il prato sempre sotto controllo
Va poi detto che irrigazioni automatiche (del prato o in vaso) e robot tagliaerba non sono gli unici aggeggi elettronici che semplificano la cura del prato. Per esempio, ci sono mangiatoie per uccelli con telecamere come quelle di Bird Buddy, per vedere quali volatili abitano il vostro giardino. E a gennaio, al CES di Las Vegas, ho visto anche la versione per insetti (Petal) che è ancora più interessante.
Tecnologici sono anche gli alveari della startup italiana 3Bee, che oltre a tenere sotto controllo la produzione di miele permettono di valutare la qualità dell’aria nella vostra zona. E qualche anno fa l’inventore di Roomba lancio un piccolo robot per rimuovere le erbacce dall’orto. Oppure, ci sono i vasi che si illuminano quando toccate le foglie della pianta di Bioo Lux, che ho visto due anni fa alla fiera di Barcellona.
Tutte queste novità sono tecnologiche, il contrario di naturali. Ma penso che non ci separino dal verde, anzi ci avvicinino. Quindi sì, andrò a “toccare l’erba”, ma sarà quella di un prato tech. Tanto con la luminosità degli ultimi smartphone e laptop riesco a stare connesso anche in giardino.
Aspetta… c’è dell’altro!
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